Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano? La Sicilia sa affrontare i nuovi fronti d’informazione turistica online per soddisfare l’utenza?

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano?

In merito all’elezione di Palermo a Capitale Italiana della Cultura 2018, si parla in questi ultimi giorni di come convogliare con maggiore efficacia il turismo in Sicilia. Specie se si guarda al turismo culturale, in riferimento alla prossima stagione primaverile-estiva-autunnale.

È interessante partire da un’affermazione data da un esponente regionale su una televisione locale.

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano – L’intervista a Michele D’Amico

In una recente intervista, Michele D’Amico, Segretario alle Politiche dei Beni Culturali della Regione Siciliana COBAS-CODIR, ha espresso un’opinione riguardo al ritorno della famosa Testa di Ade al Museo Archeologico di Aidone (EN). Secondo D’Amico, sarebbe un errore valorizzare un bene come la Testa di Ade nel solo museo siciliano che lo ha accolto:

«Se noi analizziamo quanti utenti fa il Museo di Aidone, ad esempio, con la Venere di Morgantina, con Demetra, noi ci accorgiamo che nel 2011, quando tornò, fece 50.000 visitatori. Poi l’anno successivo 40.000, 30.000, 20.000… Scemò totalmente l’interesse di andare a vedere direttamente lì in quel posto questo altro bene di inestimabile valore. E allora perché ripetere [questo errore]? Occorre sì farlo fruire nel settore lì nella città di Morgantina, città sicula e greca, dove è stato ritrovato e poi trafugato […], ma allo stesso tempo bisogna organizzare un piano strategico di valorizzazione del sistema dei Beni Culturali che esca fuori dal contesto laddove è stato ritrovato».

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano – Far emigrare per valorizzare?

La sostanza della questione è: «Perché far tornare un bene come la Testa di Ade ad Aidone, se il museo è in perdita?».

L’intervista a D’Amico rivela come il tentativo di promuovere il patrimonio culturale siciliano ruoti attorno a un concetto fondamentale: “portare la Sicilia in casa degli altri perché questi siano spinti a venirla a conoscere di persona in un ipotetico futuro“.

Non si tratta di un principio errato di per sé, questo va detto immediatamente. Il problema sta nella modalità con cui ciò viene pensato e attuato.

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano – Un rapido confronto: la Gioconda e l’Annunciata

Probabilmente il problema non è solo l’ubicazione di un determinato museo. Il reale problema sta in quanto un museo sia in grado di vendere se stesso al mondo. E ciò senza spostare il proprio patrimonio di un millimetro.

A tal proposito, ritengo sia utile riportare un altro esempio. Proviamo a comparare la Gioconda di Leonardo al Louvre di Parigi e l’Annunciata di Antonello all’Abatellis di Palermo. Perché la prima è diventata l’icona dell’arte italiana in tutto il mondo, in una commistione di estetica, impenetrabilità, mistero e addirittura esoterismo? E perché, al confronto, la seconda è pressoché sconosciuta?

Ebbene, non vi è altra risposta: la differenza sta nella modalità con cui la Gioconda è stata posta agli occhi del mondo attraverso mirate, costanti e puntuali operazioni pubblicitarie. Per “operazioni pubblicitarie” non s’intendono certo le affissioni sui cartelloni stradali. Si parla, piuttosto, di tutti i campi dell’informazione cuturale mondiale (letteratura, arte, giornalismo e altri). Operazioni che hanno certamente visto adattare il proprio modus operandi al tempo storico in cui sono state messe in pratica.

E qual è la metodologia di promozione migliore ai nostri giorni, se non quella che parte da un’oculata divulgazione e condivisione online?

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano

Quale valorizzazione spetta al patrimonio siciliano – Il ruolo del marketing nel turismo culturale

Una strategia di comunicazione vincente è quella del Museo Salinas di Palermo (QUI puoi leggere un articolo sull’argomento), che da qualche anno ha del tutto rinnovato il suo piano di comunicazione – ammesso che precedentemente ne esistesse uno. Un nuovo logo, una nuova immagine coordinata, un nuovo sito web. Ma anche un nuovo modo di porsi all’utenza: diretto, quasi ironico, atto a riconiugare, rielaborare e modernizzare il rapporto tra il visitatore e il bene esposto.

Per questo l’ambito dei Beni Culturali siciliani è tenuto a rendersi conto della direzione in cui sta andando il mondo, così da evitare rimedi palliativi – come la migrazione dei beni siciliani – pensando siano l’unica soluzione perché vengano conosciuti dal mondo.

Conclusioni

Va da sé che le operazioni di marketing debbano andare di pari passo a un rinnovamento strutturale e infrastrutturale, e che debbano essere le istituzioni locali a farsi promotori di un reale cambiamento in tal senso.

Ma rimane essenziale comprendere come l’immenso patrimonio su cui i siciliani si trovano seduti debba essere valorizzato tenendo conto dell’epoca storica che stiamo vivendo, in cui la digitalizzazione delle informazioni, accessibili in ogni angolo del mondo, riveste l’indiscusso e indispensabile ruolo principale.

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