Verso l’Alto

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Verso l’Alto.
L’ascesa dei pellegrini

“Conosci il santuario della Madonna dell’Alto?”

“No, dove si trova?”

“Sulle Madonie, nel territorio di Petralia Sottana

È nata così, con una semplice conversazione, l’idea di due amici di trascorrere un paio di giorni a contatto con la natura e in raccoglimento. Una proposta che ha dato luogo all’organizzazione di un breve viaggio nell’entroterra della provincia di Palermo, per raggiungere a piedi uno dei santuari mariani più alti d’Europa, a 1816 metri sul livello del mare.

Luca e Lorenzo si attrezzano e partono alla volta di Petralia Sottana, all’inizio del mese di Ottobre 2022, senza sapere cosa aspettarsi con esattezza. E, dopo tutto, cosa sarebbe importato saperlo? In casi come questo, ci si lascia trasportare dagli eventi, dalle situazioni: è la sorpresa, il piatto forte di ogni avventura, piccola o grande che sia.

Il desiderio di immergersi in un ambiente straordinario, come quello madonita, si è incontrato con l’esigenza di avere a che fare con una dimensione “altra” e “alta”, rispetto al quotidiano. Un pellegrinaggio si è rivelato esattamente ciò che gli stati d’animo richiedevano, con un distacco necessario per fare il punto dei propri disagi interiori e leggerli sotto una luce differente: quella che permette di comprendere come “non sia il problema, a essere il problema“, ma l’approccio con il quale lo stesso viene affrontato. L’interiorizzazione di questo nuovo modus vivendi diventa così la chiave di lettura dell’esistenza stessa.

Verso l’Alto.
La bellezza del viaggio

L’arrivo a Petralia Sottana, nel pomeriggio dell’8 Ottobre, vede Luca e Lorenzo intenti a passeggiare per il centro abitato. Lorenzo non può rinunciare alla sua fedele fotocamera, che porta sempre con sé insieme all’attrezzatura audio, per catturare al meglio ogni istante anche dal punto di vista sonoro.

I due amici si incontrano con Mario Farinella, un componente del Comitato di Maria SS. dell’Alto, gruppo che cura le processioni annuali (che si svolgono il giorno dell’Assunzione, il 15 Agosto) e lo stesso santuario, la cui struttura odierna, nonostante alcuni interventi di restauro e rifacimento durante i secoli, presenta un’età complessiva di almeno seicento anni.

Mario avrebbe indicato la strada da percorrere per raggiungere il santuario, partendo da un’altezza di circa 1200 metri per un dislivello di circa 600 metri e quattro chilometri lineari, che Luca e Lorenzo avrebbero iniziato ad affrontare il mattino dopo, poco prima dello spuntar del sole.

In questo caso, l’ascesa è ascesi: è un elevarsi a una dimensione ultraterrena. Ed è proprio questo ciò di cui parla la storica Mary Magdalaine Davy nel suo La montagna e il suo simbolismo, dove la montagna è descritta come un mezzo per allontanarsi dal materialismo e avvicinarsi al sacro, il cui simbolo più palese è l’infinito del cielo. Come gli alberi, debitamente addobbati durante le festività natalizie, rendono evidente la congiunzione del sacro con il mondo sensibile proprio per la loro elevazione da terra, ascendere su una montagna diventa il collegamento ideale tra l’uomo e Dio, e sono gli stessi testi biblici che lo evidenziano, sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento.

La natura, nella sua fase di intorpidimento per l’arrivo dell’Autunno, rinvigorisce nei bramiti d’amore dei daini, che risuonano tra i faggeti più a meridione d’Europa. Mentre il panorama, illuminato da un generoso sole ancora per lo più estivo, si fa passo dopo passo sempre più emozionante.

Un abbeveratoio e una fontana annunciano l’ormai imminente fine del percorso: il santuario della Madonna dell’Alto e il suo Comitato, formato da persone estremamente generose e disponibili, accolgono i due pellegrini, stanchi ma soddisfatti per aver deciso di mettersi in gioco. Dopo tutto, è lo stesso Cristianesimo che invita a riflettere sulle difficoltà dei percorsi di vita che portano verso la croce, poiché non è quest’ultima a dire l’ultima parola: per i cristiani, dopo la sofferenza e la morte (simboleggiate dal percorso difficoltoso della salita) si trova sempre la risurrezione (la gioia dell’arrivo alla propria destinazione).

Verso l’Alto.
Conclusioni

Come recita il testo di coda del documentario, vi è la consapevolezza “di non aver scalato una vetta dell’Himālaya o delle Ande […]. Ma sappiamo anche che non occorre necessariamente recarsi in luoghi remoti ed estremi, per godere del fascino di una natura incontaminata e per conoscere luoghi e persone che lasceranno per sempre un segno profondo nella tua vita”. Ed è proprio così. Ogni viaggio, lungo o breve, vicino o lontano, arricchisce il proprio bagaglio di esperienze e fornisce nuovi spunti di riflessione. Talvolta, il viaggio può anche permettere di trovare, come conclude Henry Jones in risposta al figlio Indiana, nel film L’ultima crociata, “l’illuminazione”.

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